martedì 15 giugno 2010

Il comportamento del Budda


Il 18 del mese intercalare di gennaio del quinto anno di Bun’ei (1268), arrivò dal grande impero mongolo una nota ufficiale con la quale i barbari d’occidente dichiaravano che avrebbero invaso il Giappone [se non si fosse sottomesso]. La predizione da me fatta nel Rissho ankoku ron nel primo anno di Bun’o (1260) si è perfettamente avverata. La mia profezia ha superato perfino quelle dei poemi yüeh-fu di Po Chü-i e quelle del Budda Shakyamuni. Può esserci qualcosa di più meraviglioso in questa epoca, l’Ultimo giorno della Legge?



Se il nostro paese fosse governato da un sovrano saggio e virtuoso, mi sarebbero concessi i più alti onori del Giappone, incluso il titolo di Gran Maestro. Mi aspettavo di essere consultato sull’arrivo dei mongoli, di essere invitato al Consiglio di guerra e che mi fosse chiesto di sconfiggerli con il potere della preghiera. Ma poiché questo non avvenne, nell’ottobre dello stesso anno mandai lettere di ammonimento a undici influenti personalità del paese. Se tra noi ci fosse stato un saggio, avrebbe immediatamente pensato: «Che prodigio! Che eccezionale preveggenza! Tramite questo prete le divinità Tensho Daijin e Hachiman stanno offrendo al Giappone la via della salvezza». Invece alcuni insultarono e derisero i miei messaggeri, altri ignorarono o rifiutarono di rispondere alle mie lettere e quelli che risposero trascurarono di proposito di riportare la cosa al reggente. Il loro comportamento fu molto scorretto. Come impone il regolamento, i funzionari del governo avrebbero dovuto informarlo, anche se le lettere avessero riguardato solo miei fatti personali. Il mio messaggio per di più era un avvertimento circa eventi terribili che avrebbero colpito non solo il reggente ma anche ogni altro funzionario. E anche non volendo prestare attenzione ai miei ammonimenti, non avrebbero mai dovuto offendere i miei messaggeri. Da molto tempo tutti i giapponesi, umili e potenti, sono ostili al Sutra del Loto. Innumerevoli disastri si sono abbattuti su di loro e sono caduti in preda ai demoni. L’intimazione dei mongoli ha fatto perdere al popolo giapponese l’ultimo residuo di ragione.
Nell’antica Cina, l’imperatore Chou della dinastia Yin si rifiutò di ascoltare gli avvertimenti del suo leale ministro Pi Kan e in uno scatto d’ira gli fece strappare il cuore. In seguito la sua dinastia fu rovesciata dai re Wen e Wu dei Chou. Il sovrano Fu-ch’a dello stato di Wu, invece di ascoltare le rimostranze del suo ministro Wu Tzu-hsü, lo costrinse al suicidio. Alla fine Fu-ch’a fu ucciso dal re Kou-chien dello stato di Yüeh.
Considerando quanto sarebbe tragico se il nostro paese avesse un simile destino, ho rischiato la mia reputazione e la mia vita rimostrando energicamente con le autorità. Ma come un forte vento solleva alte ondate o un potente drago produce piogge torrenziali, così i miei avvertimenti hanno attirato su di me ancora maggiore risentimento e odio. Il Consiglio supremo del reggente si è riunito per decidere se decapitarmi o scacciarmi da Kamakura, se confiscare le terre dei miei discepoli e sostenitori laici oppure imprigionarli, esiliarli o condannarli a morte.
Io mi rallegrai dicendo che avevo sempre saputo che saremmo arrivati a questo. Sessen Doji offrì il suo corpo per imparare metà di un verso, il bodhisattva Jotai dette tutto ciò che aveva, Zenzai Doji si gettò nel fuoco, Gyobo Bonji si strappò un lembo di pelle, il bodhisattva Yakuo si bruciò un gomito, il bodhisattva Fukyo fu colpito con bastoni, il venerabile Aryasinha fu decapitato e il bodhisattva Kanadeva fu ucciso da un brahmano.
Queste azioni devono essere considerate a seconda del tempo in cui vennero compiute. T’ien-t’ai dichiarò che la pratica deve essere «in accordo con i tempi». Il suo discepolo Chang-an interpretò questa affermazione nel modo seguente: «Dovete scegliere opportunamente tra shoju e shakubuku e non attenervi esclusivamente a uno dei due»9. Il Sutra del Loto contiene una singola verità, ma la sua pratica e la sua propagazione variano in accordo alla capacità delle persone e al tempo.
Il Budda Shakyamuni afferma: «Dopo la mia morte, all’inizio dell’Ultimo giorno della Legge che segue i due millenni del Primo e del Medio giorno, una persona apparirà per propagare i cinque caratteri del Daimoku, il cuore del Sutra del Loto. A quel tempo sarà al potere un re ingiusto, e preti malvagi, più numerosi delle particelle di polvere, contenderanno fra di loro sulla superiorità dei vari sutra mahayana e hinayana. Quando il devoto del Daimoku li sfiderà, essi inciteranno i credenti laici a picchiarlo, bastonarlo e imprigionarlo, a confiscare le sue terre, esiliarlo o decapitarlo. Nonostante le persecuzioni, egli continuerà incessantemente la sua propagazione. Quanto a coloro che lo perseguiteranno, dapprima il governo sarà turbato da conflitti interni e i sudditi si divoreranno l’un l’altro come demoni affamati, infine il paese sarà attaccato da una nazione straniera perché gli dèi buddisti Bonten e Taishaku, gli dèi del Sole e della Luna e i quattro Re celesti ordineranno ad un altro paese di assalire una terra ostile al Sutra del Loto».
Nessuno di voi che vi dichiarate miei discepoli deve essere codardo. Non preoccupatevi per i genitori, le mogli e i figli, non temete per le vostre terre. Fin dall’infinito passato avete sacrificato la vostra vita un numero di volte superiore alle particelle di polvere della terra per salvare i genitori, i figli o le proprietà, ma non una sola volta avete dato la vita per il Sutra del Loto. Forse qualche volta avete cominciato a praticare il Sutra del Loto ma, incontrando qualche ostacolo, avete smesso. Questo atteggiamento è come bollire acqua solo per versarla nell’acqua fredda o come cercare di accendere un fuoco e rinunciarvi dopo alcuni tentativi. Ognuno di voi deve essere convinto che sacrificare la vita per il Sutra del Loto è come scambiare sassi con oro o immondizia con riso. Ora, all’inizio dell’Ultimo giorno della Legge, io, Nichiren, per primo ho propagato nel mondo i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo che sono il cuore del Sutra del Loto e la sorgente dell’Illuminazione di tutti i Budda. Durante gli oltre duemiladuecento anni passati da quando Shakyamuni entrò nel nirvana, nessuno li ha mai propagati, nemmeno Mahakashyapa, Ananda, Ashvaghosha, Nagarjuna, Nan-yüeh, T’ien-t’ai, Miao-lo o Dengyo. Miei discepoli, serrate le fila e seguitemi e sarete superiori a Mahakashyapa o Ananda, a T’ien-t’ai o Dengyo! Se tremate di fronte alle minacce dei padroni di queste isolette e abbandonate la fede, come potrete affrontare la ben più terribile collera di Emma, re dell’Inferno? Voi vi proclamate messaggeri del Budda, ma se esitate nessuno sarà più disprezzabile di voi.
Intanto, i preti Nembutsu, Ritsu, Shingon e di altre sette, poiché sapevano che con la loro saggezza non potevano superarmi in un dibattito religioso e poiché le loro petizioni al governo non venivano accolte, avvicinarono le mogli e le vedove di ufficiali di alto rango per diffamarmi in vario modo. Le donne riportarono così le calunnie ai rispettivi consorti: «A quanto dicono alcuni preti, Nichiren ha dichiarato che i defunti Hojo Tokiyori e Hojo Shigetoki sono caduti nell’inferno della sofferenza incessante. Egli ha affermato che i templi Kencho-ji, Jukufu-ji, Gokuraku-ji, Choraku-ji e Daibutsu-ji dovrebbero essere bruciati e preti come Doryu e Ryokan decapitati. La sua colpa è indiscutibile e se il Consiglio supremo del reggente non ha ancora deciso di punirlo, dovrebbe almeno convocarlo e chiedergli se ha affermato o no tali cose». Così fui convocato in tribunale.
In quella sede il magistrato mi chiese: «Hai ascoltato le parole del reggente. Hai fatto o non hai fatto queste dichiarazioni?». Risposi: «Ogni parola è mia, esclusa la frase che i defunti Hojo Tokiyori e Hojo Shigetoki siano caduti all’inferno. Comunque ho sicuramente denunciato le eresie delle sette che essi seguirono quando erano in vita. Ogni mia parola è stata pronunziata pensando al futuro del nostro Paese. Se desiderate garantire pace e sicurezza alla nazione, è indispensabile che convochiate i preti delle altre sette per un dibattito da svolgersi in vostra presenza. Se ignorate questo consiglio e mi punite senza ragione, l’intero paese dovrà rimpiangere la vostra decisione. Condannandomi, voi respingete l’inviato del Budda. Dovrete allora affrontare il castigo di Bonten e Taishaku, degli dèi del Sole e della Luna e dei quattro Re celesti. Cento giorni dopo il mio esilio o la mia esecuzione e in ricorrenza del primo, terzo e settimo anniversario, accadrà ciò che i sutra chiamano “lotte intestine”, ossia ribellioni nel vostro stesso clan. Questi disordini saranno seguiti da invasioni straniere provenienti da ogni direzione, soprattutto da occidente. Allora rimpiangerete quello che avrete fatto». A queste parole il magistrato Hei no Saemon, dimenticando tutta la dignità del suo rango, si lasciò andare ad una collera violenta come quella di Taira no Kiyomori10.
Nella notte del 12 settembre nell’ottavo anno di Bun’ei (1271) fui arrestato con una procedura insolita e illegale, più oltraggiosa dell’arresto di Ryoken e del prete Ryoko11 che pure si erano ribellati contro il governo. Hei no Saemon, con il copricapo dei nobili di corte, venne a prendermi con centinaia di guardie armate di tutto punto. Egli lanciava sguardi di rabbia e parlava con voce aspra.
La sua azione mi sembrò simile a quella del Primo Ministro Taira no Kiyomori che si impadronì del potere e condusse il paese alla distruzione. Riconobbi immediatamente la gravità del fatto e pensai tra me: «Da giorni e mesi aspettavo che succedesse una cosa del genere. Quanto sono fortunato a poter donare la mia vita per il Sutra del Loto! Se perderò questa testa maleodorante per la Buddità, sarà come scambiare sabbia con oro o sassi con gioielli!».
Shofu-bo, il capo dei soldati di Hei no Saemon, balzò verso di me, mi strappò il quinto rotolo del Sutra del Loto12 che custodivo nella veste e mi colpì in viso con esso per tre volte. Poi lo gettò per terra. Le guardie afferrarono gli altri nove rotoli del Sutra, li spiegarono e li calpestarono o se li arrotolarono addosso, sparpagliandoli sulle stuoie e sul pavimento di legno finché ogni angolo della casa non ne fu ricoperto.
Io dissi a voce alta: «Guardate in che modo insensato sta agendo Hei no Saemon! Voi avete appena colpito il pilastro del Giappone!». Udendo ciò, i soldati rimasero interdetti. Vedendomi fronteggiare impavido la brutale repressione della polizia, dovettero capire di essere in torto, poiché il colore defluì dai loro volti.
Sia il 10, quando fui convocato, che quella notte del 12 settembre, io descrissi esaurientemente a Hei no Saemon le eresie delle sette Shingon, Zen e Nembutsu, nonché il fallimento di Ryokan nelle sue preghiere per la pioggia. I soldati ascoltavano, a volte scoppiando a ridere, a volte adirandosi ferocemente. Tuttavia non entrerò adesso in ulteriori dettagli.
Ryokan pregò per la pioggia dal 18 giugno al 4 luglio ma, ostacolato da Nichiren, non riuscì a far piovere. Ryokan si sforzò fino a sudare, ma nulla cadde eccetto le sue lacrime. Non una goccia cadde su Kamakura ma al contrario soffiarono in continuazione forti raffiche di vento.
A questa notizia, gli mandai un messaggero per tre volte, dicendo: «Se uno non è in grado di attraversare un fossato largo dieci piedi, come può attraversarne uno largo cento o duecento? Izumi Shikibu13, una poetessa lasciva, violò uno degli otto precetti14 componendo poesie, eppure provocò la pioggia con una poesia. Il prete Noin15 riuscì con successo a far cadere la pioggia con una poesia anche se infranse i precetti. Dunque, come è possibile che centinaia e migliaia di preti, tutti devoti osservanti dei duecentocinquanta precetti16, si riuniscano a pregare per la pioggia e non riescano a provocare altro che forti folate di vento persino dopo una o due settimane di preghiera? Da questo dovrebbe essere evidente che nessuno di voi sarà mai in grado di ottenere la Buddità».
Il prete Ryokan leggendo questo messaggio pianse di rabbia e sparse calunnie sul mio conto. Quando gli riferii tutto questo, Hei no Saemon tentò inutilmente di difenderlo, ma in effetti non fu capace di proferire una sola parola.
La notte del dodicesimo giorno, fui posto sotto la custodia di Hojo Nobutoki, signore della provincia di Musashi e verso mezzanotte fui portato via per essere decapitato. Entrando nel viale Wakamiya17, guardai la folla di guardie che mi circondava e dissi: «Non vi allarmate, non vi causerò alcun problema. Desidero solamente dire le mie ultime parole al bodhisattva Hachiman». Scesi da cavallo e gridai: «Ebbene, bodhisattva Hachiman, sei veramente un dio? Quando Wake no Kiyomaro18 stava per essere decapitato tu apparisti come una luna larga dieci piedi. Mentre il Gran Maestro Dengyo spiegava il Sutra del Loto, tu gli offristi un mantello di porpora. Adesso io, Nichiren, sono il più grande devoto del Sutra del Loto in Giappone e sono senza colpa alcuna. Ho esposto la Legge per salvare tutte le persone del Giappone dall’inferno dell’incessante sofferenza a causa della loro opposizione al Sutra del Loto. Inoltre, se le forze del grande impero mongolo attaccassero questo paese, potrebbero gli dèi buddisti Tensho Daijin e Hachiman restare salvi e illesi? Quando il Budda Shakyamuni espose il Sutra del Loto, il Budda Taho e molti altri Budda e bodhisattva apparvero brillando come altrettanti soli, lune, innumerevoli stelle e specchi radunati insieme. Alla presenza di innumerevoli esseri celesti, di divinità benevoli e di santi dell’India, Cina e Giappone, il signore Budda esortò ogni divinità buddista ad impegnarsi a proteggere il devoto del Sutra del Loto in ogni circostanza. Tutti voi dèi buddisti faceste questo voto. Non dovrebbe essere necessario che io ve lo ricordi. Perché non vi affrettate a tener fede al vostro giuramento ora che il tempo è venuto?». Infine gridai: «Se sarò giustiziato questa notte, e andrò nella pura terra del Picco dell’Aquila, riferirò immediatamente al Budda Shakyamuni che Tensho Daijin e Hachiman hanno infranto il loro giuramento. Se pensate che ciò vi si ritorcerà contro, fareste meglio a fare qualcosa al riguardo senza indugio!». Dopo aver parlato, rimontai sul mio cavallo.
Quando il corteo passò davanti al santuario sulla spiaggia di Yui, parlai ancora: «Fermatevi un momento, signori. Ho un messaggio per qualcuno che abita qui vicino». Un ragazzo di nome Kumao fu mandato da Shijo Kingo, che si precipitò da me. Gli dissi: «Stanotte sarò decapitato. Questo è il desiderio che ho accarezzato in questi ultimi anni. In questo mondo di saha ho vissuto come un fagiano nato solo per essere catturato dal falco, come un topo nato solo per essere mangiato dal gatto e come un uomo nato solo per essere ucciso nel tentativo di vendicare l’assassinio della moglie e dei figli. Tali cose le ho vissute più volte di quanti siano i granelli di polvere esistenti sulla terra. Ma fino ad ora, non ho mai dato la mia vita per il Sutra del Loto. Io nacqui per diventare un povero prete, incapace persino di adempiere gli obblighi di pietà filiale con i miei genitori e di ripagare i debiti di gratitudine verso il mio paese. Ora presenterò al Sutra del Loto il mio capo reciso e ne condividerò il merito con i miei genitori e quindi con i discepoli e credenti laici, come ti ho promesso». Poi Shijo Kingo e i suoi tre fratelli, tenendo le redini del mio cavallo, mi accompagnarono a Tatsunokuchi, presso Koshigoe.
Infine giungemmo in un posto che sapevo sarebbe stato il luogo della mia esecuzione. Infatti i soldati si fermarono e cominciarono a darsi d’attorno in grande agitazione. Shijo Kingo, in lacrime, disse: «Questi sono i tuoi ultimi momenti». Io replicai: «Quanto sei sconsiderato! Dovresti sorridere per una gioia così grande. Come è possibile mancare alla propria parola?». Avevo appena pronunciato queste parole che una sfera brillante quanto la luna proveniente da Enoshima, attraversò il cielo da sud-est a nord-ovest. L’alba non era ancora spuntata e faceva troppo buio per potersi vedere in faccia, ma l’oggetto brillante illuminò tutti chiaramente come la vivida luce lunare. Il boia cadde con la faccia a terra, gli occhi accecati. I soldati erano terrorizzati e presi dal panico. Alcuni scapparono via, altri saltarono dai loro cavalli e si inginocchiarono in terra mentre altri ancora si rannicchiarono sulle loro selle. Io gridai: «Perché vi allontanate da questo prigioniero tanto colpevole? Venite qui! Accostatevi!». Ma nessuno voleva avvicinarsi. «Cosa succederà quando l’aurora arriverà? Dovete affrettarvi a giustiziarmi perché sarebbe indecente farlo dopo il levarsi del sole». Benché li esortassi così, essi non risposero.
Dopo un po’ di tempo, qualcuno propose che io proseguissi fino a Echi nella stessa provincia di Sagami. Risposi che poiché nessuno di noi conosceva la strada, qualcuno avrebbe dovuto guidarci fin là. Nessuno era disposto ad accompagnarci, ma dopo aver esitato un altro po’, un soldato finalmente disse: «Quella è la strada che dovete prendere».
Ci avviammo seguendo la strada e verso mezzogiorno arrivammo a Echi. Di lì procedemmo verso la residenza di Homma Rokurozaemon, dove ordinai del sakè per i soldati. Quando arrivò il momento della loro partenza, alcuni di essi chinarono la testa, unirono le mani come in preghiera, e dissero nel modo più rispettoso: «Non avevamo capito che tipo di persona fossi tu. Ti odiavamo perché ci era stato detto che calunniavi il Budda Amida che noi veneriamo. Ma ora che abbiamo visto la tua nobiltà con i nostri occhi, abbandoneremo il Nembutsu che abbiamo praticato per anni». Alcuni di loro presero addirittura i rosari Nembutsu dal sacchetto delle pietre focaie e li gettarono via. Altri promisero di non recitare mai più il Nembutsu. Dopo la loro partenza, le guardie di Rokurozaemon li sostituirono nella vigilanza. Poi Shijo Kingo e i suoi fratelli partirono.
Quella sera nell’ora del cane [19.00-21.00], arrivò un messaggero da Kamakura con un decreto del reggente. I soldati erano sicuri che si trattasse dell’ordine della mia decapitazione. Umanojo, magistrato di Homma, corse da me con la lettera, si inginocchiò e disse: «Avevamo paura che saresti stato decapitato questa notte, ma ora questa lettera ha portato notizie meravigliose. Il messaggero ha detto che, poiché il signore di Musashi è partito stamattina all’ora della lepre [5.00-7.00] per una sorgente termale, ha dovuto cavalcare quattro ore per venire qui al più presto nel timore che ti succedesse qualcosa. Il messaggero ripartirà immediatamente per portare questa notizia al signore di Atami entro questa sera». La lettera portata dal messaggero diceva: «Questa persona non è colpevole. Sarà presto graziata. Se la giustiziate avrete di che pentirvene». Era la notte del tredicesimo giorno. C’erano dozzine di guardie che piantonavano i miei alloggi e il giardino principale. Siccome eravamo nel mezzo del mese di settembre, la luna era tonda e piena. Uscii nel giardino, dove, rivolto alla luna recitai la parte Jigage del capitolo Juryo. Poi parlai brevemente dei meriti e degli errori delle varie sette e degli insegnamenti del Sutra del Loto. Dissi: «Tu, dio della Luna, partecipasti alla cerimonia del Sutra del Loto, non è vero? Quando il Budda espose il capitolo Hoto, obbedisti ai suoi ordini e nel capitolo Zokurui, quando il Budda posò la mano sul tuo capo per tre volte, giurasti di trasmettere e proteggere il Sutra del Loto. Non sei forse lo stesso dio? Avresti qualche possibilità di adempiere al tuo giuramento se non fosse per me? Ora che mi vedi in questa situazione, dovresti accorrere gioiosamente per proteggere il devoto del Sutra del Loto e mantenere la tua promessa al Budda. È incredibile che tu non abbia ancora fatto nulla. Se nulla sarà fatto per questo paese, non tornerò mai a Kamakura. Se non intendi fare nulla per me, come puoi continuare a splendere così tranquillamente? Come interpreti i seguenti passaggi del Sutra? Il Sutra Daijuku afferma: “Il sole e la luna non mostrano più i loro lumi”. Il Sutra Ninno dice: “Il sole e la luna usciranno dalle proprie orbite”. Il Sutra Saisho-o19 dice: “I trentatré dèi celesti si arrabbieranno”. Qual è la tua risposta, luna, qual è la tua risposta?». Allora, come in risposta, una grande stella lucente quanto la stella del mattino cadde dal cielo e colpì un ramo del susino davanti a me. I soldati, sbalorditi, saltarono giù dalla veranda prostrandosi nel giardino o corsero dietro la casa. Immediatamente si levò un vento così violento che l’intera isola di Enoshima sembrò ruggire. Il cielo tremò, echeggiando come un rullo di tamburi.
All’alba del quattordicesimo giorno, verso l’ora della lepre [5.00-7.00], un uomo di nome Juro Nyudo venne da me e disse: «La notte scorsa c’è stato un grande scompiglio nella residenza del reggente nell’ora del cane [19.00-21.00].
Avevano convocato un indovino che disse: «Poiché avete punito quel prete, il paese sarà preda di tumulti. Se non lo richiamate a Kamakura, non si può prevedere che cosa accadrà a questa terra». Nell’udire ciò, alcuni dissero: «Graziamolo!». Altri dissero: «Poiché egli ha predetto che la guerra sarebbe scoppiata entro cento giorni, dovremmo aspettare e vedere cosa succede».
Fui tenuto a Echi per più di venti giorni. Durante quel periodo a Kamakura scoppiarono sette o otto incendi dolosi e vi fu una lunga serie di delitti. Calunniatori misero in giro la voce che erano stati i miei discepoli ad appiccare il fuoco. Gli ufficiali del governo lo ritennero possibile e fecero una lista di duecentosessanta miei seguaci da espellere da Kamakura. Si sparse la voce che sarebbero stati tutti esiliati e che quelli che già si trovavano in prigione sarebbero stati decapitati. Comunque, risultò in seguito che gli incendi erano stati provocati da credenti Nembutsu e Ritsu per accusare i miei discepoli. Accaddero anche altre cose, ma sono troppo numerose per riferirle qui. Lasciai Echi il 10 ottobre (1271) e arrivai nell’isola di Sado il ventottesimo giorno. Il 1° novembre, fui portato in una piccola cappella abbandonata situata in un campo chiamato Tsukahara dietro la residenza di Homma Rokurozaemon a Sado. Di soli due metri per due, si trovava in un campo in cui venivano abbandonati i cadaveri, un posto simile a Rendaino, a Kyoto.
Non vi si trovava una sola immagine del Budda e il tetto e le pareti erano pieni di buchi. La neve vi cadeva e si accumulava senza mai riuscire a sciogliersi del tutto. Trascorrevo i giorni e le notti in quel luogo, seduto su una pelliccia con indosso un mantello di paglia. Di notte grandinava, nevicava e talvolta lampeggiava. Persino durante il giorno, il sole splendeva raramente. Era un luogo squallido in cui vivere.
Mi sentivo come Li Ling in Cina20, il quale fu imprigionato in una grotta nella terra dei barbari del nord, o come il prete Fa-tao che fu marchiato sulla fronte ed esiliato nella regione a sud dello Yangtze dall’imperatore Hui-tsung dei Sung. Tuttavia, il re Suzudan21 ricevette una formazione severa sotto il saggio eremita Ashi22 per ottenere i benefici del Sutra del Loto, e sebbene il bodhisattva Fukyo fosse percosso dai bastoni dei preti arroganti, fu onorato come devoto del Sutra del Supremo Veicolo23. Perciò, niente mi dà più gioia che essere nato nell’Ultimo giorno della Legge ed essere perseguitato a causa della propagazione dei cinque caratteri di Myoho-renge-kyo. Per più di ventidue secoli dopo la morte del Budda Shakyamuni, nessuno, nemmeno T’ien-t’ai, ha sperimentato la verità dei versi del Sutra che dice: «Tutta la società sarà molto ostile, e sarà estremamente difficile credere»24. Solo io ho realizzato la profezia del Sutra, «Saremo esiliati più e più volte»25. Il Budda promette che se uno abbraccia anche una singola frase o verso del Sutra otterrà la Buddità. Non c’è dubbio che io raggiungerò la suprema Illuminazione. Soprattutto, il reggente Hojo Tokimune mi è stato di grande aiuto. Hei no Saemon è per me ciò che Devadatta è stato per Shakyamuni. I preti del Nembutsu sono paragonabili a Kokalika26 e i seguaci Nembutsu a Sunakshatra27. Shakyamuni oggi vive; questa è l’era del Budda. Questo è ciò che il Sutra del Loto descrive come “la vera entità della vita”28, o più precisamente come “coerenza dall’inizio alla fine”.
Il quinto volume del Maka shikan afferma: «Quando la pratica progredisce e aumenta la conoscenza, i tre ostacoli e i quattro demoni emergono, facendo a gara per interferire». Afferma inoltre: «Come un cinghiale si sfrega contro una montagna d’oro facendola brillare, come i fiumi che si riversano nell’oceano ne aumentano il volume, come i ceppi alimentano il fuoco e come il vento gonfia il corpo dei gura»29. Se, con lo spirito del Budda, uno pratica il Sutra del Loto come il Budda ha insegnato, nel modo giusto e nel momento giusto, allora questi sette ostacoli e demoni appariranno per affrontarlo. Il Demone del Sesto Cielo è il più potente di tutti.
Egli si impadronirà del sovrano, dei genitori, della moglie o dei figli, dei compagni di fede o di uomini malvagi, e tramite loro cercherà con modi amichevoli di sviarlo dalla pratica del Sutra del Loto o gli si opporrà apertamente. La pratica del Buddismo è sempre accompagnata da persecuzioni e difficoltà che sono tanto più severe quanto più profondi sono i sutra praticati. La pratica del Sutra del Loto, il più profondo tra tutti i sutra, provocherà le persecuzioni più dure. Praticare secondo gli insegnamenti del Budda e nel momento giusto, comporterà prove estremamente ardue.
L’ottavo volume del Guketsu afferma: «Fintanto che una persona non cerca di uscire dal ciclo di nascita e morte e non ricerca il veicolo dell’Illuminazione, il demone veglierà su di lui come un genitore». Sebbene uno coltivi le buone cause nello spirito del Budda, fintanto che pratica il Nembutsu, lo Shingon, lo Zen, il Ritsu o un altro insegnamento, ma non il Sutra del Loto, egli avrà il demone come genitore.
Il demone indurrà gli altri a rispettare quest’uomo e a fargli l’elemosina e la gente si illuderà che sia un prete davvero illuminato. Se fosse onorato dal sovrano, ad esempio, la gente non esiterebbe a fargli l’elemosina. Diversamente, se un prete pratica il Sutra del Loto sarà perseguitato dal sovrano e dagli altri30. L’ostilità del sovrano e delle autorità è la prova che egli sta praticando il vero insegnamento.
Devadatta provò più di ogni altro la validità degli insegnamenti di Shakyamuni. Anche in quest’epoca non sono gli amici, bensì i nemici coloro che aiutano una persona a progredire: il governo di Kamakura non avrebbe potuto prosperare e impadronirsi del potere se non ci fossero stati Wada Yoshimori31 e l’ex imperatore Gotoba. In tal senso, questi uomini sono stati i migliori alleati del bakufu di Kamakura.
Per quanto mi riguarda, i miei migliori alleati per il raggiungimento dell’Illuminazione, sono Hei no Saemon ed il reggente Hojo Tokimune oltre a Tojo Kagenobu e ai preti Ryokan, Doryu e Doamidabutsu32. Devo essere grato se penso che senza di loro non avrei mai potuto essere il devoto del Sutra del Loto.
Nel cortile intorno alla mia capanna la neve si accumula sempre più alta. Nessuno viene a trovarmi, il mio unico ospite è il vento pungente. Il Maka shikan e il Sutra del Loto posano aperti davanti ai miei occhi e Nam-myoho-renge-kyo scorre dalle mie labbra. Trascorro le notti parlando con la luna e le stelle a proposito della fallacità delle altre sette e della profondità del Sutra del Loto. Un anno cede il passo al successivo.
Ovunque si può trovare gente povera di spirito. Mi è giunta voce che i preti delle sette Ritsu e Nembutsu dell’isola di Sado, tra i quali Yuiamidabutsu, Shoyu-bo, Insho-bo, Jido-bo e centinaia di loro seguaci si sono incontrati per decidere cosa fare di me. Uno di loro avrebbe detto: «Il prete Nichiren, il nemico giurato del Budda Amida, il pervertitore di tutti gli esseri umani, è stato esiliato nella nostra provincia. Come tutti sanno, raramente gli esiliati su quest’isola sopravvivono. Ed anche se ci riuscissero, non torneranno più a casa. Così nessuno potrà essere punito per aver ucciso un esiliato. Nichiren vive completamente solo in una località chiamata Tsukahara. Non importa quanto forte e potente possa essere, se non ha nessuno intorno, cosa può fare? Prendiamo archi e frecce e andiamo insieme ad ucciderlo!». Un altro ha detto: «Doveva essere decapitato, ma la sua esecuzione è stata rinviata poiché la moglie del reggente stava per avere un figlio. Ma il rinvio è solo temporaneo. Ho sentito dire che verrà comunque giustiziato». Un terzo ha proposto: «Chiediamo al signore di Homma e se lui rifiuta di decapitarlo, possiamo farlo noi». Sono state fatte molte proposte sulla mia sorte ed alla fine alcune centinaia di persone si sono riunite al distretto di polizia.
Homma Rokurozaemon si è rivolto a loro dicendo: «È giunto dal governo un documento ufficiale nel quale si comanda che il prete non venga giustiziato. Costui non è un comune spregevole criminale e se gli dovesse accadere qualcosa, io sarò considerato colpevole di un grave delitto. Invece di ucciderlo, perché non lo affrontate in un dibattito religioso?».
In seguito a questa proposta, i preti Nembutsu e delle altre sette, accompagnati da preti novizi che portavano sotto braccio e appesi al collo i tre Sutra Jodo33, il Maka shikan, i Sutra Shingon e altri scritti, si riunirono a Tsukahara il 16 gennaio. Non vennero soltanto dalla provincia di Sado ma anche dalle vicine province di Echigo, Etchu, Dowa, Mutsu e Shinano. Diverse centinaia di preti e loro seguaci si riunirono nell’ampio cortile della capanna e nel campo vicino. Venne Homma Rokurozaemon, i suoi fratelli e il suo clan al completo, nonché i preti laici contadini34, tutti molto numerosi.
I monaci Nembutsu lanciavano sfilze di insulti, i preti Shingon erano pallidi dalla rabbia, mentre quelli della setta Tendai gridavano che mi avrebbero sconfitto. I credenti laici urlavano con odio: «Eccolo là, il nemico del nostro Budda Amida». Il chiasso e lo scherno risuonavano come il tuono e sembravano scuotere la terra. Li lasciai urlare ancora per un po’, poi dissi: «Fate silenzio, tutti voi! Siete qui per un dibattito religioso, non è il momento di insultare!».
A questo punto Homma e gli altri espressero il loro consenso ed alcuni di loro afferrarono per il collo i preti Nembutsu che mi ingiuriavano e li spinsero indietro.
I preti procedettero a menzionare le dottrine del Maka shikan, della setta Shingon e Nembutsu. Risposi a ciascuno di loro, stabilendo l’esatto significato di ciò che era stato detto, quindi ribattei con alcune domande. Tuttavia mi furono sufficienti una o due domande per metterli a tacere. Puoi immaginare come andò a finire il dibattito. Essi erano di gran lunga inferiori ai preti di Kamakura e li sconfissi con la stessa facilità con la quale una spada affilata taglia un melone, o la tempesta piega i fili d’erba. Non solo erano del tutto impreparati in materia di dottrine buddiste, ma si contraddicevano nei loro ragionamenti. Confondevano i sutra con i trattati e i trattati con i commentari. Screditai il Nembutsu raccontando la storia di come Shan-Tao cadde dal salice. Confutai la pretesa della setta Shingon che il tridente gettato in mare da Kobo mentre tornava dalla Cina fosse comparso più tardi sul monte Koja e la folle credenza secondo cui Kobo si trasfigurò nel Budda Dainichi.
A mano a mano che dimostravo le falsità di ciascuna setta, alcuni preti bestemmiavano, altri ammutolivano, altri invece impallidivano. Vi furono aderenti Nembutsu che ammisero l’errore della propria setta, gettarono immediatamente la tunica e il rosario e giurarono che non avrebbero più recitato il Nembutsu. Tutti i componenti del gruppo cominciarono ad andarsene e così fece anche Rokurozaemon con i suoi fratelli.
Mentre stavano lasciando il cortile richiamai il signore per fare una profezia. Per prima cosa gli chiesi quando sarebbe partito per Kamakura. Egli rispose che sarebbe partito intorno al mese di luglio, dopo che i suoi contadini avessero finito il lavoro nei campi. Allora dissi: «Coltivare, per un guerriero, significa assistere il suo signore in tempi di pericolo e ricevere terre per il suo servizio. Disordini stanno per scoppiare a Kamakura. Dovresti affrettarti a mostrare il tuo valore in battaglia e sarai ricompensato con alcuni feudi. Dal momento che i tuoi guerrieri sono rinomati in tutta la provincia di Sugami, se resti tra i campi a curare le coltivazioni, arriverai troppo tardi per la battaglia e il tuo nome cadrà in disgrazia». Senza pronunciare una sola parola, Homma si allontanò in fretta. I preti Nembutsu e Ritsu e i credenti laici sembrarono disorientati non avendo compreso le mie parole.
Dopo che tutti se ne furono andati, iniziai la stesura di un trattato in due volumi, intitolato Kaimoku sho, sul quale stavo meditando dal novembre dell’anno precedente, in cui intendevo fissare la mia meravigliosa esperienza nel caso fossi stato decapitato. Il messaggio essenziale di questo trattato è che il destino del Giappone dipende esclusivamente da me. Una casa senza pilastri crolla, un uomo senza anima è morto. Io sono l’anima del popolo giapponese. Hei no Saemon ha abbattuto il pilastro del Giappone e nel paese cresce il malumore mentre voci infondate appaiono come fantasmi per creare conflitti all’interno del clan Hojo. Inoltre, il Giappone verrà presto attaccato da un paese straniero, come è descritto nel Rissho ankoku ron. Ho affidato questo trattato al messaggero di Shijo Kingo. Anche i discepoli intorno a me pensavano che fosse uno scritto troppo provocatorio, ma non poterono farci nulla.
Il 18 febbraio una nave raggiunse l’isola. Portava la notizia che si era combattuto a Kamakura e in seguito anche a Kyoto, e che la situazione era molto grave. Homma Rokurozaemon, a capo dei suoi uomini, partì quella notte su navi veloci alla volta di Kamakura.
Prima della partenza, mi chiese umilmente di aiutarlo con le mie preghiere. Disse: «Ho dubitato della verità delle parole da te proferite il 16 dello scorso mese, ma esse si sono avverate in meno di trenta giorni. Ora credo che i mongoli ci attaccheranno sicuramente, così come credo che i seguaci Nembutsu sono destinati all’inferno della sofferenza incessante. Non reciterò mai più il Nembutsu».
A questo risposi: «Qualsiasi cosa tu possa fare, fino a che il reggente Hojo Tokimune non abbraccerà la vera fede, non l’abbraccerà neanche il popolo giapponese e, in tal caso, il nostro paese andrà sicuramente incontro alla rovina. Io sono una persona comune, ma dal momento che propago il Sutra del Loto sono l’inviato del Budda Shakyamuni. Tensho Daijin e Hachiman sono divinità importanti per il nostro paese, ma sono solo divinità minori se paragonati a Bonten, a Taishaku, agli dèi del Sole e della Luna e ai quattro Re celesti. Tuttavia si dice che uccidere un prete che serve queste due divinità equivalga al peccato di uccidere sette uomini e mezzo. Taira no Kiyomori e l’imperatore Gotoba perirono perché commisero questo delitto. Quindi, perseguitare me è incomparabilmente più grave che molestare chi serve queste due divinità. Poiché io sono l’inviato del Budda, Tensho Daijin e Hachiman devono chinare la testa e prostrarsi davanti a me a mani giunte. Quale devoto del Sutra del Loto, Bonten e Taishaku mi assistono da destra e da sinistra e gli dèi del Sole e della Luna illuminano la strada davanti e dietro di me.
Anche se il mio consiglio verrà ascoltato, ma non mi verrà reso il rispetto che mi è dovuto, il paese andrà incontro alla rovina. Quel che è peggio, è che le autorità abbiano suscitato contro di me l’odio di centinaia di persone e che mi abbiano esiliato per ben due volte! Senza dubbio il paese è condannato alla rovina, ma poiché Nichiren ha chiesto agli dèi buddisti di salvare il paese e sospendere per il momento la punizione, è sopravvissuto fino a ora. Tuttavia, se queste azioni irragionevoli non avranno termine, la punizione non tarderà a colpirlo. E se il mio avvertimento non verrà seguito anche questa volta, il Giappone sarà sicuramente distrutto dagli attacchi delle forze mongole.
Sembra che Hei no Saemon stia di proposito correndo incontro a questo disastro. Quando accadrà, né tu e i tuoi seguaci né quest’isola riuscirete a salvarvi». Dopo che ebbi finito di parlare, Homma, profondamente depresso, se ne andò.
Saputo ciò, i credenti laici si dissero l’un l’altro: «Forse questo prete ha veramente un qualche potere spirituale. È spaventoso! D’ora in avanti, faremo meglio a smettere di dare elemosine e sostegno ai preti Nembutsu e Ritsu!». I preti Ritsu, seguaci di Ryokan, e i preti Nembutsu dissero: «Dal momento che questo prete ha previsto lo scoppio della rivolta a Kamakura, forse è uno dei cospiratori». Dopo questi avvenimenti la situazione divenne più tranquilla. In seguito i preti Nembutsu si riunirono in consiglio. «Se le cose vanno avanti così» dissero «presto moriremo di fame. Dobbiamo ad ogni costo eliminare questo prete. Già più della metà della popolazione della provincia si è schierata dalla sua parte. Cosa dobbiamo fare?».
Yuiamidabutsu, a capo dei preti Nembutsu, insieme a Dokan, un discepolo di Ryokan, e Shoyu-bo, che erano i capi dei preti Ritsu, si recano in fretta a Kamakura. Una volta arrivati, fecero un resoconto a Hojo Nobutoki, signore della provincia di Musashi: «Se questo prete rimane nell’isola di Sado, non resterà più un solo tempio buddista o un solo monaco! Prende le statue del Budda Amida e le getta nel fuoco o le butta nel fiume. Di giorno e di notte sale su un’alta montagna e rivolto al sole e alla luna, maledice le autorità. Il suono della sua voce si ode nell’intera provincia».
Hojo Nobutoki decise che non vi era alcuna necessità di riferire queste notizie al reggente: inviò un suo ordine personale affinché ogni seguace di Nichiren nella provincia di Sado venisse scacciato o imprigionato, quindi mandò anche alcune lettere ufficiali con simili istruzioni. Lo fece tre volte. Non proverò a descrivere ciò che accadde in seguito - penso lo possiate immaginare. Alcune persone vennero imprigionate semplicemente perché erano passate davanti alla mia capanna, altre vennero esiliate perché accusate di avermi recato doni, o le loro mogli e i loro figli furono presi in custodia. Hojo Nobutoki riferì quindi le sue azioni al reggente ma, contrariamente alle sue aspettative, il reggente inviò una lettera di perdono il 14 febbraio dell’undicesimo anno di Bun’ei (1274), che arrivò a Sado l’8 marzo.
I preti Nembutsu tennero allora un altro consiglio. «Quest’uomo, il nemico del Budda Amida e il calunniatore del prete Shan-tao e del santo Honen, è incorso nella disapprovazione delle autorità ed è stato esiliato in quest’isola. Come possiamo sopportare di vederlo perdonato e libero di tornarsene a casa vivo!». Mentre loro erano occupati a tessere trame, per una qualche ragione ci fu un improvviso mutamento del tempo, cominciò a soffiare un vento favorevole e mi fu possibile lasciare l’isola. Con venti favorevoli lo stretto può essere attraversato in tre giorni, mentre ci vogliono anche cinquanta o cento giorni se il tempo è cattivo. Io lo attraversai in un attimo.
Fu allora che i preti Nembutsu, Ritsu e i preti Shingon provenienti dai templi di Kou a Echigo e Zenko-ji a Shinano si riunirono da ogni parte per tenere un consiglio: «È una vergogna che i preti di Sado abbiano lasciato che Nichiren tornasse vivo! Noi non lasceremo che quest’uomo passi sul corpo vivente del Budda Amida!»35.
A dispetto delle loro macchinazioni, numerosi guerrieri del distretto governativo di Kou in Echigo furono mandati a scortarmi. Così passai indisturbato davanti al tempio Zenko-ji e i preti Nembutsu non poterono fare nulla per fermarmi. Lasciai l’isola di Sado il 13 marzo e raggiunsi Kamakura il 26 dello stesso mese.
L’8 aprile ebbi un colloquio con Hei no Saemon. Contrariamente al suo comportamento in precedenti occasioni, questa volta i suoi modi furono gentili e mi trattò con cortesia. Il prete che lo accompagnava mi fece domande sulla setta Nembutsu, un laico mi interrogò sulla setta Shingon, e un’altra persona mi chiese qualcosa sulla setta Zen, mentre lo stesso Hei no Saemon mi chiese se fosse possibile ottenere l’Illuminazione con uno dei sutra precedenti il Sutra del Loto. Risposi ad ognuna di queste domande citando brani dai sutra.
Quindi Hei no Saemon, apparentemente a nome del reggente, chiese quando il grande impero mongolo avrebbe invaso il Giappone. Risposi: «Attaccheranno sicuramente entro quest’anno. Ho già espresso la mia opinione al riguardo, ma non è stata ascoltata. Se si cerca di curare una malattia senza conoscerne la causa, la malattia si aggraverà ancora di più. Allo stesso modo, se i preti Shingon eseguiranno i loro esorcismi, renderanno il paese ancora più esposto ad una sconfitta. In nessun caso ai preti Shingon, o ai preti di qualsiasi altra setta, dovrebbe essere permesso di offrire alcuna preghiera, in nessun caso. Sarebbe diverso se avessero una reale comprensione delle dottrine buddiste, ma nessuno di loro la possiede, né sono in grado di comprendere nemmeno se si cerca di spiegarle.
Inoltre, ho notato che, mentre i consigli di altri sono sollecitati e seguiti, i miei consigli per qualche strana ragione sono invariabilmente ignorati. Vorrei comunque esporre alcuni fatti in modo che in seguito possiate rifletterci. Gotoba era l’imperatore e Hojo Yoshitoki era un suo suddito [eppure egli attaccò e sconfisse l’imperatore]. Poteva la divinità del Sole Tensho Daijin permettere a un figlio di attaccare il padre? Poteva il bodhisattva Hachiman permettere ad un vassallo di attaccare il suo signore? E tuttavia, come sappiamo, l’imperatore e la sua corte furono sconfitti da Hojo Yoshitoki. Questa sconfitta non fu un evento normale. Accadde perché avevano riposto fede nelle dottrine perverse di Kobo Daishi e nelle interpretazioni distorte di Jikaku Daishi e Chisho Daishi, e perché i monaci dei monasteri del monte Hiei, di To-ji e Onjo-ji si erano schierati con la corte contro lo shogunato di Kamakura.
Così, come afferma il Sutra del Loto, le loro maledizioni “ritornarono a chi le aveva generate”36 e la conseguenza fu che l’imperatore e la sua corte furono sconfitti. I capi militari di Kamakura, essendo all’oscuro di questo genere di rituali, non eseguirono alcun esorcismo e vinsero. [Ma se lo facessero ora] subirebbero la stessa sorte della corte.
Il popolo di Ezo, nel nord del Giappone, non ha nessuna conoscenza della dottrina del karma. Ando Goro37 era un uomo di fede devota che conosceva la legge di causa ed effetto e che costruì molti templi e pagode buddisti. Nonostante questo, gli Ezo per qualche motivo lo decapitarono. Alla luce di questi avvenimenti, non ho alcun dubbio che se a questi preti continuerà a essere concesso di pregare per la vittoria, anche Sua Signoria38 si troverà a dover fronteggiare qualche spiacevole evento. E quando questo accadrà, non potrete certo dire che io non abbia cercato di avvertirvi!». Così severamente io mi rivolsi a lui.
Quando ritornai a casa, venni a sapere che al prete Hoin del tempio Amida era stato ordinato di pregare per la pioggia dal 10 aprile. Hoin è il prete più colto del To-ji e maestro di Dojo del Ninna-ji. Segue con fede assoluta gli insegnamenti esoterici Shingon di Kobo, Jikaku e Chisho e conosce a memoria tutte le dottrine delle sette Tendai e Kegon. Incominciò a pregare per la pioggia il decimo giorno, e l’undicesimo giorno cadde la pioggia. Non c’era vento, ma solo una pioggia leggera che cadde ininterrottamente giorno e notte. Si dice che Hojo Tokimune, signore della provincia di Sagami, sia rimasto così colpito da donare a Hoin trenta ryo39 d’oro, un cavallo e altri regali. Quando tutte le persone di Kamakura, dalle più eminenti alle più umili, vennero a sapere ciò che Hoin aveva fatto, applaudirono e con un sorriso di scherno dissero: «Quel Nichiren ha predicato un falso Buddismo e per poco non è stato decapitato. Alla fine è stato perdonato, ma invece di imparare la lezione, va in giro a calunniare le sette Nembutsu e Zen, e osa persino parlar male degli insegnamenti esoterici Shingon. È stata una fortuna questa pioggia, poiché ora abbiamo una prova del potere delle preghiere Shingon!».
Davanti a queste critiche i miei discepoli si scoraggiarono e dissero che i miei attacchi erano troppo provocatori. Ma io dissi loro: «Aspettate un momento. Se dai cattivi insegnamenti del Gran Maestro Kobo potessero veramente derivare preghiere efficaci per la salvezza della nazione, l’imperatore Gotoba sarebbe senz’altro uscito vittorioso nella sua lotta contro lo shogunato di Kamakura e Setaka40, il paggio prediletto di Dojo del Ninna-ji, non sarebbe stato decapitato.
Kobo afferma nel suo Jujushin ron che il Sutra del Loto è inferiore al Sutra Kegon. Nello Hizo Hoyaku41 afferma inoltre che il Budda Shakyamuni del capitolo Juryo del Sutra del Loto è un comune mortale, e nel Kemmitsu-nikyo ron definisce ladro il Gran Maestro T’ien-t’ai.
E c’è di più: il prete Shokaku-bo42 della setta Shingon nel suo Shariko-shiki afferma che il Budda che predicò il Sutra del Loto non è nemmeno degno di portare i sandali di un maestro Shingon.
Se Hoin del tempio Amida, che è un seguace dell’uomo che insegnò tali dottrine perverse, fosse superiore a Nichiren, allora i Re Draghi che hanno mandato la pioggia devono essere nemici del Sutra del Loto e saranno per questo sicuramente castigati dagli dèi Bonten e Taishaku e dai quattro Re celesti. Ci deve essere certamente qualche ragione profonda!».
«Che cosa intendi con “qualche ragione profonda”?» chiesero allora i miei discepoli con un sorriso scettico.
Risposi: «Shan-wu-wei e Pu-k’ung riuscirono entrambi a far cadere la pioggia con le loro preghiere, ma pare che soffiarono anche venti impetuosi. Quando Kobo pregò per la pioggia, piovve ventun giorni dopo; è come se non avesse pregato, perché in un intervallo di ventun giorni, può piovere naturalmente. Il fatto che piovesse [mentre lui pregava] non è affatto sorprendente. Ciò che è veramente importante è far piovere con un’unica cerimonia, come fecero T’ien-t’ai e Senkan43. Questa è la ragione per cui dico che ci deve essere qualcosa di speciale riguardo a questa pioggia».
Non avevo ancora finito di parlare che cominciò a soffiare un forte vento. Case di ogni dimensione, templi e santuari, vecchi alberi ed edifici governativi, furono tutti sollevati in aria e poi schiantati al suolo. Un enorme oggetto luminoso attraversò il cielo e la terra fu ricoperta di travi e tronchi. Uomini e donne rimasero uccisi e morirono anche molti buoi e cavalli. Sarebbe stato comprensibile se un tale vento terribile fosse arrivato in autunno, la stagione dei tifoni, ma questo era solo aprile, l’inizio dell’estate.
Inoltre, non investì tutto il Giappone, ma soltanto le otto province del Kanto e in particolare le due province di Musashi e di Sagami. Soffiò più forte a Sagami, e nella provincia di Sagami colpì particolarmente Kamakura, e a Kamakura si scatenò maggiormente sulle sedi del governo, a Wakamiya e sopra i templi Kencho-ji e Gokuraku-ji. È chiaro che non era un vento normale ma piuttosto il risultato delle preghiere di Hoin.
Quelli che dapprima avevano riso di me e avevano storto la bocca, improvvisamente si fecero seri e anche i miei discepoli dissero che era sorprendente.
Proprio come avevo previsto sin dall’inizio, i miei ammonimenti non furono ascoltati. Se una persona ammonisce tre volte il governante e non viene ascoltata, deve lasciare il paese. Perciò lasciai Kamakura il 12 maggio e venni qui sul monte Minobu.
Nell’ottobre dello stesso anno (1274) i mongoli sferrarono il loro attacco. Furono attaccate e invase le isole Iki e Tsushima e le truppe di stanza a Dazaifu44, sede del governo a Kyushu, furono sconfitte. Quando i comandanti Shoni Sukeyoshi e Otomo Yoriyasu ne furono informati, sparirono dalla scena ed i combattenti rimasti furono presi prigionieri senza difficoltà. Benché le truppe mongole si fossero poi ritirate, fu evidente quanto sarebbe stata debole la difesa del Giappone in caso di una ulteriore aggressione.
Il Sutra Ninno dice: «Quando il saggio si allontana, inevitabilmente si presentano i sette tipi di disastri».
Il Sutra Saisho-o afferma: «Dato che gli uomini malvagi sono rispettati e prediletti mentre gli uomini buoni sono sottoposti a punizioni, giungeranno saccheggiatori da altre regioni e la popolazione andrà incontro a disordini e morte».
Se queste dichiarazioni del Budda sono veritiere, allora esistono sicuramente uomini malvagi nel nostro paese e il sovrano li rispetta e li favorisce mentre tratta come nemici gli uomini buoni.
Il Sutra Daijuku afferma: «Il sole e la luna non mostrano più i loro lumi e c’è ovunque siccità. Re e monaci malvagi che commettono ingiustizie distruggono la mia vera Legge».
Nel Sutra Ninno si legge: «I monaci corrotti che cercano fama e profitti si presenteranno al cospetto del sovrano, dell’erede e dei prìncipi ed esporranno dottrine che condurrano alla distruzione del Buddismo e dello Stato. Il sovrano, incapace di distinguere la vera natura delle parole dei monaci, li ascolterà con fiducia e così essi causeranno la distruzione del Buddismo e dello Stato». Anche il Sutra del Loto parla di «monaci malvagi di questo mondo impuro»45. Se questi brani dei sutra sono veritieri, devono senza dubbio esserci dei monaci malvagi nel paese.
Su una montagna ricca di tesori gli alberi deformi dovrebbero essere abbattuti, così come i cadaveri non dovrebbero essere consegnati al grande mare. Il grande mare della Legge buddista e la Montagna dei tesori del supremo Veicolo possono contenere i detriti dei cinque peccati cardinali e l’acqua sporca delle quattro offese maggiori46, ma non hanno posto per i cadaveri di coloro che calunniano il Sutra del Loto e per gli “alberi deformi”, gli uomini di incorreggibile miscredenza.
Perciò coloro che vogliono praticare la Legge buddista e che si preoccupano della loro vita futura, devono sapere quanto è terribile calunniare il Sutra del Loto.
Tutti si chiedono perché mai dovrebbero prestare ascolto ad una persona come me che parla male di Kobo, di Jikaku e degli altri. Lasciamo da parte la gente di altre regioni, ma so che la gente di Tojo e Saijo, nella provincia di Awa, ha dei buoni motivi per credere in quello che dico. Essi ne hanno avuto la prova davanti ai loro occhi.
Endon-bo di Inomori, Saigyo-bo e Dogi-bo del Seicho-ji e Jitchi-bo di Kataumi erano tutti monaci eminenti. Ma ci si dovrebbe chiedere come morirono questi uomini. Io non dirò nient’altro di loro, ma Enchi-bo47, un altro monaco del Seicho-ji, trascorse tre anni nella grande sala del tempio a copiare il testo del Sutra del Loto in modo elaborato, inchinandosi tre volte per ogni singolo carattere. Aveva imparato a memoria tutti i dieci volumi e per cinquant’anni recitò l’intero sutra due volte, giorno e notte. Tutti prevedevano che sarebbe diventato sicuramente un Budda. Soltanto io dicevo che egli, insieme a Dogi-bo, sarebbe sprofondato nell’inferno di incessante sofferenza ancor più sicuramente dei preti Nembutsu. Faresti bene a chiederti se questi uomini fecero una buona fine o una cattiva fine. Se non fosse stato per me, tutti avrebbero creduto che questi monaci avessero ottenuto la Buddità. Da ciò puoi renderti conto della precisione delle mie profezie.
Kobo, Jikaku e gli altri morirono in modo miserabile, ma i loro discepoli tennero segreta la cosa, tanto che neppure i membri della corte imperiale ne vennero mai a conoscenza. Perciò questi uomini furono venerati sempre più nelle epoche successive. E se nessuno rivelasse la verità, si continuerebbe ad onorarli a questo modo per infinite epoche a venire. Il maestro brahmano Uluka48 [si trasformò in pietra al momento della morte], ma ottocento anni dopo la pietra si disciolse in acqua. E nel caso del maestro brahmano Kapila49, passarono mille anni prima che fossero riconosciute le sue colpe.
Una persona può nascere con forma umana grazie all’osservanza dei cinque precetti50; se continua a osservare i cinque precetti in questa vita le venticinque divinità benevoli la proteggeranno e poiché Dosho e Domyo51, i due messaggeri celesti che sono con lei dalla nascita, rispettivamente sulle spalla sinistra e destra, la proteggeranno finché non commette errori, i demoni non la tormenteranno.
Ma ora, in questo paese ci sono innumerevoli persone che piangono; tutti gli abitanti delle isole di Iki e Tsushima hanno sofferto per mano dei mongoli, per non parlare della gente del Dazaifu a Kyushu. Di quali errori erano colpevoli le persone di queste regioni? È una cosa che si vorrebbe sapere. Una o due avrebbero potuto essere colpevoli, ma possibile che lo fossero tutte?
Ciò è interamente dovuto al fatto che questo paese è pieno di preti Shingon che discendono da Kobo, Jikaku e Chisho i quali disprezzarono il Sutra del Loto, di preti Nembutsu, gli ultimi discepoli di Shan-tao e Honen, e di seguaci di Bodhidharma52 e di altri patriarchi della setta Zen. Per questo motivo gli dèi Bonten e Taishaku, i quattro Re celesti e le altre divinità, fedeli al giuramento fatto nella cerimonia del Sutra del Loto, li hanno puniti spaccando loro la testa in sette pezzi53.
Qualcuno può obiettare che, benché la testa dei nemici del devoto del Sutra del Loto dovrebbe spaccarsi in sette pezzi, ci sono uomini che calunniano il monaco Nichiren e che ancora non hanno la testa rotta. «Dobbiamo concludere - possono chiedersi - che non è il vero devoto del Sutra del Loto?».
Rispondo dicendo che se dite che Nichiren non è il devoto del Sutra del Loto, allora lo è forse Honen che ordinò di abbandonare e gettar via il Sutra del Loto? Lo è Kobo Daishi, che scrisse che Shakyamuni era ancora oscurato? O Shan-wu-wei e Jikaku, che affermarono che il Sutra del Loto e i Sutra Shingon sono eguali nella teoria, ma i Sutra Shingon sono superiori nella pratica? Inoltre, cosa si intende per “testa spaccata in sette pezzi”? Non bisogna immaginare un tipo di spaccamento fatto da una spada. Al contrario, il Sutra del Loto dice che lo spaccamento è come i rami dell’albero ariaka54. Nella testa di un uomo ci sono sette gocce di liquido e sette demoni. Se i demoni bevono una goccia di liquido, si ha mal di testa, se ne bevono tre gocce, la vita è in pericolo e se bevono tutte e sette le gocce, si muore. Tutte le persone oggi hanno la testa a pezzi come i rami dell’albero ariaka, ma sono così immersi nel loro cattivo karma che non se ne rendono conto. Essi sono come persone che sono state ferite nel sonno o in stato di ubriachezza e che ancora non se ne sono accorte.
Più precisamente, invece che dire che la testa è spaccata in sette parti, si dice che la mente è spaccata in sette parti. Le ossa craniche che si trovano sotto il cuoio capelluto si aprono a causa delle ripercussioni della mente. Ci sono anche spaccature del cranio che avvengono al momento della morte. Nella nostra epoca a molte persone si spaccò la testa nel grande terremoto dell’era Shoka (1257) o al tempo dell’apparizione della grande cometa nell’era di Bun’ei (1264). Quando le loro teste si spaccarono, essi ebbero difficoltà a respirare e quando i cinque maggiori organi interni55 ne furono danneggiati, essi soffrirono di dissenteria. Come hanno fatto a non capire che erano stati puniti per aver calunniato il devoto del Sutra del Loto?
Poiché la sua carne è saporita, il cervo è ucciso dall’uomo; per il suo olio la tartaruga perde la vita. Se una donna è attraente molti la invidieranno. Il governante di una nazione teme gli altri paesi, e la vita di un uomo ricco è costantemente in pericolo. Coloro che abbracciano il Sutra del Loto otterranno immancabilmente la Buddità. Perciò il demone del Sesto Cielo, il signore del triplice mondo, diverrà intensamente geloso di chiunque abbracci questo Sutra. Questo re demone si attacca come la peste alla gente in maniera invisibile. Poi come persone che si ubriacano con buon vino d’annata, regnanti, padri e madri, mogli e figli, piano piano vengono posseduti da lui e provano odio per il devoto del Sutra del Loto. Questa è precisamente la situazione oggi nel mondo. Poiché io recito Nam-myoho-renge-kyo, da più di venti anni sono stato cacciato da un posto all’altro, due volte sono incorso nella collera delle autorità e alla fine mi sono ritirato su questa montagna. Questa catena montuosa è formata da quattro monti, Shichimen a ovest, Tenshi-no-take a est, Minobu a nord e Takatori a sud. Ognuno è tanto alto da toccare il cielo e così ripido che anche gli uccelli hanno difficoltà a sorvolarli. In mezzo ci sono quattro fiumi chiamati Fujigawa, Hayakawa, Oshirakawa e Minobugawa. Nel centro, in una gola di alcune centinaia di metri, ho costruito la mia capanna. Non posso vedere il sole di giorno o la luna di notte. In inverno c’è la neve alta e in estate l’erba cresce lussureggiante e poiché sono così poche le persone che vengono a visitarmi, è difficile trovare il sentiero. Quest’anno in particolare, la neve è così alta che non ho avuto nessun visitatore. Sapendo che la mia vita può finire in qualsiasi momento, io mi affido soltanto al Sutra del Loto. In queste circostanze la tua lettera è stata particolarmente benvenuta. Mi è sembrata quasi come un messaggio dal Budda Shakyamuni o dai miei genitori defunti e non posso dirti quanto ti sono grato.
Nam-myoho-renge-kyo, Nam-myoho-renge-kyo

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