venerdì 18 giugno 2010

I fiori. I semi.


I fiori i semi
Da allora non ho più avuto notizie da nessuno di voi due. Sono compiaciuto di sapere che avete letto a Kasagamori le due lettere1 che ho scritto nel periodo Kenji in memoria del santo Dozen-bo. Se un albero ha radici profonde, i rami e le foglie non avvizziscono. Se c’è acqua nella sorgente, il fiume non è asciutto. Senza legna il fuoco si spegne. Senza la terra le piante non crescono. Nichiren è come la pianta e il suo maestro come la terra. Se io, Nichiren, sono diventato il devoto del Sutra del Loto e tutti parlano del prete Nichiren sia bene che male, non lo devo forse al defunto maestro Dozen-bo?



Quattro erano le guide dei bodhisattva usciti dalla Terra: il primo si chiamava Jogyo, il quarto Anryugyo. Se nell’Ultimo giorno della Legge appare Jogyo, anche Anryugyo deve apparire. La pianticella del riso cresce generando fiori e semi, ma il seme rimesso nella terra sicuramente germoglia di nuovo e produce altri fiori e semi. Così i meriti che Nichiren ha acquistato propagando il Sutra del Loto ritorneranno sicuramente a Dozen-bo. Che cosa sublime! Si dice che se il maestro ha un buon discepolo, tutti e due otterranno la Buddità, ma se il maestro alleva un cattivo discepolo, entrambi cadranno nell’inferno. Se maestro e discepolo non sono in accordo, non possono realizzare nulla di grande. Spiegherò questo punto più ampiamente un’altra volta.
Parlatene sempre insieme, liberatevi dalle sofferenze di nascita e morte e salite alla Pura Terra del Picco dell’Aquila dove potrete parlare in perfetto accordo.
Nel sutra si legge: «Essi mostreranno di possedere i tre veleni e di seguire dottrine errate. Questi sono i mezzi con i quali i miei discepoli salvano la gente». Tenete a mente quello che vi ho detto fino a ora.
Con profondo rispetto
Nichiren
Il mese di aprile del primo anno di Koan (1278)

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